Capitolo 5
Un bilancio del Bonus Cultura
Intervista all’On. Anna Ascani, Viceministra dell’Istruzione
Il Bonus Cultura ha rappresentato e rappresenta un unicum nel panorama europeo delle politiche culturali per i giovani. Quale è, secondo lei, l’idea che sta dietro ad una misura come questa e perché il governo Renzi decise di introdurla?
Ormai in diversi Paesi avanzati si fa largo l'idea che bisogna sostenere non solo l'offerta di cultura ma anche la domanda. Il Bonus Cultura risponde a questa duplice finalità e fu introdotto da un governo, quello Renzi che lei citava, che ha fatto con convinzione una serie di investimenti sulle nuove generazioni. Pensiamo alla cosiddetta “Buona Scuola” che ha introdotto misure specifiche per rafforzare e ampliare le competenze dei giovani, che ha previsto un Piano Nazionale Scuola Digitale, che ha predisposto azioni di orientamento al domani lavorativo attraverso l’ex Alternanza Scuola-Lavoro. Il Bonus Cultura va calato quindi in questo quadro. In altre parole, in quella stagione abbiamo voluto dire ai giovani che avevamo a cuore la loro formazione. E che volevamo sostenerli nel loro percorso di crescita. Un percorso che non si esaurisce a scuola. Per questo assegnare loro delle risorse spendibili direttamente in base ai loro gusti, alle loro inclinazioni, alle loro passioni ha voluto dire che abbiamo fiducia in loro, che il futuro è nelle loro mani e non può prescindere dalla conoscenza. Noi stiamo creando le opportunità per costruirlo in linea con i loro sogni e le loro ambizioni.
Il MIBACT ha diffuso nel corso degli anni i numeri relativi alla partecipazione dei giovani e alle spese effettuate. Ne risulta un tasso di utilizzo in crescita nel corso del tempo e una netta prevalenza della spesa in libri. Quali sono, secondo lei, a distanza di 4 anni dall’introduzione i principali obiettivi raggiunti?
Il sempre maggiore utilizzo del Bonus da parte dei neo-diciottenni dimostra che abbiamo intercettato una loro esigenza. E che i giovani hanno sete di cultura. Che può essere declinata in vario modo, nell’acquisto di un libro, del biglietto di un concerto o del cinema. E questa è una straordinaria risposta non per il governo o i governi che hanno pensato questa misura. Ma per il Paese. Perché ci restituisce l’immagine di giovani appassionati e consapevoli. Protagonisti. Credo che sia un risultato di cui essere soddisfatti. Che deve spingerci a investire sempre di più sulle nuove generazioni. A lungo se ne è parlato attribuendo loro caratteristiche negative: bamboccioni, choosy, svogliati. La realtà è che ci vuole coraggio a prestare loro ascolto. Perché poi alle loro richieste bisogna trovare risposta. Il Bonus Cultura è una prima importante risposta. Ma tanto altro è stato fatto e continueremo a fare.
Nel dibattito pubblico il Bonus Cultura ha ricevuto molte critiche e sono emersi numerosi “piccoli scandali”: dai soldi incassati fraudolentemente da alcuni giovani rivendendo sottobanco i propri bonus, agli acquisti di beni di dubbia natura culturale. Quali sono secondo lei i limiti della misura come è strutturata al momento?
Fatta la legge, trovato l’inganno: in realtà il problema non è come è strutturata la misura. La questione è che purtroppo possono esserci casi sporadici – che appunto lei stesso definisce “piccoli scandali” – di un uso distorto dei mezzi a disposizione. È chiaro che tutto è migliorabile, ma i ragazzi sono stati seguiti nella gestione del Bonus ed è stato fatto un buon lavoro. Riconosciuto – e quindi mantenuto – anche da governi di colore diverso che si sono succeduti in questi anni.
Sarebbe favorevole all’idea di rimodulare il Bonus in più tranche di entità monetaria minore ma diluite in più anni, in modo da consentire un uso più costante nel tempo da parte dei giovani?
Da donna al governo in questo momento, posso affermare che più risorse riusciamo ad attrarre sui giovani meglio è. Questo esecutivo, nonostante il momento storico che stiamo vivendo e i vari equilibri politici, lo sta facendo con grande impegno. È chiaro che abbiamo deciso di partire con un target di beneficiari, ma non escludo che negli anni si potrà ampliare la platea. Sono decisioni che spettano al Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ma sulle quali c’è la massima convergenza e condivisione.