Capitolo 9
Stima dei costi del Brain Prize
Stimare i costi di una policy non è un compito semplice per gli economisti, specie per quelle policy che prevedono una modifica dei flussi di una variabile principale. Si tratta proprio del caso del “Brain Prize”, la nostra proposta volta ad alleviare il problema della fuga di cervelli. Difatti, il programma Brain Prize mira ad aumentare il volume di studenti stranieri in Italia principalmente tramite un programma di esenzione fiscale a forma di “U-rovesciata”. Questo pone dei problemi nella stima dei costi, in quanto il costo totale della politica è positivamente correlato con il numero di users. Metodologicamente, stimare il costo di tale intervento richiederebbe la costruzione di un modello tramite cui poter prima capire quanti studenti rimarrebbero in Italia a seguito di questo intervento (i così detti compliers), sommarli a quelli che sarebbero rimasti ugualmente (i.e. gli always takers) e – solo alla fine – passare alla stima dei costi effettiva.
Poiché una stima puntuale esula dagli obiettivi del nostro lavoro, ci siamo soffermati su una metodologia più grossolana al fine di identificare un limite superiore del costo dell’intervento. Per questo, abbiamo cominciato la nostra analisi dall’osservazione del salario medio dei neolaureati ad un anno dalla laurea, a tre anni ed infine a cinque anni per poter calcolare la crescita media del reddito lordo laureato, grazie ai dati Almalaurea. Calcolare l’imposta regolare cui i neolaureati sono soggetti è altrettanto semplice, grazie alla struttura a scaglioni dell’IRPEF. Grazie ai dati Miur, inoltre, è possibile calcolare il numero di studenti stranieri comprensivi di studenti immigrati, Erasmus ed Erasmus trianees, che si aggira intorno ai 40mila annui. La parte complicata della nostra stima comincia adesso: calcolare il tasso di retention degli studenti stranieri, coloro che una volta completato il loro ciclo di studi o la loro esperienza in Italia decidano di rimanerci per lavorare, è un’operazione complessa e nemmeno la letteratura economica ci viene in aiuto. È difficile trovare una stima del genere per un paese come l’Italia, mentre per gli USA secondo un’indagine del U.S. Immigration and Naturalization Service si attesta al 23% (Dreher e Poutvaara, 2005). Nello spirito di fornire un limite superiore, abbiamo trovato ragionevole assumere un tasso di retention del 10% per i tirocinanti stranieri e del 5% per gli studenti. È immediato notare come la percentuale sia significativamente minore rispetto a quella degli USA: abbiamo pensato fosse ragionevole assumere queste cifre per via della situazione nel mercato del lavoro italiano, come spiegato durante il capitolo. Per esempio, solo la metà dei lavoratori immigrati extra-UE con un titolo di studio terziario in discipline STEM è impiegato in qualifiche high-skill, contro più del 90% degli italiani (dati Ministero del Lavoro). Inoltre, il tasso di retention statunitense non può assolutamente essere usato in Italia, per questioni metodologiche e di validità esterna (la popolazione di studenti immigrati in USA è significativamente diversa da quella italiana).
Tramite questo modus operandi e questi numeri siamo riusciti ad abbozzare una stima del costo della politica “Brain Prize”. Tenendo conto che il costo annuale sia eterogeneo per via della variabilità dell’esenzione fiscale (dal 10% al 90% durante l’intero periodo di tempo), mediamente il costo della nostra proposta sarebbe leggermente inferiore ai 60 milioni di euro annui, circa lo 0,3% del nostro PIL (2018). Tenendo a mente tutte le considerazioni fatte a riguardo e le limitazioni presentate, possiamo ritenere i nostri risultati credibili.